Proposte concrete e ritorno alla didattica in presenza e in sicurezza. Ecco il piano lanciato da oltre 50 rappresentati degli studenti della Lombardia.
Oltre 50 rappresentanti degli studenti della Lombardia si sono uniti per fornire al sistema universitario proposte concrete per poter tornare in sicurezza alla didattica in presenza dopo più di un anno dall'inizio della pandemia. Ai microfoni di Pop Economy, i rappresentanti delle università IULM, Bicocca e Insubria e del Politecnico di Milano hanno spiegato i punti della loro petizione "Futuro Aperto", un obiettivo possibile grazie alla scienza.
Il primo punto della campagna riguarda la Diagnostica: vogliono portare nelle università la Diagnostica del coronavirus con tecnologie agili e campagne sistematiche per fare prevenzione e contenere l'epidemia. Uno degli obiettivi più importanti è quello di coinvolgere il personale già presente nelle università, personale biomedico che possa essere in grado di fare screening sulla componente studentesca, ma non solo, e dei vaccini direttamente sul personale tecnico e sui docenti.
I vaccini sono un punto centrale del piano di "Futuro Aperto". Gli studenti propongono un vero e proprio monitoraggio di chi si è sottoposto al vaccino, un punto centrale che fino ad oggi non è mai stato guardato. È necessario che ci sia un monitoraggio dei vaccinati e che l'Università dia una forte spinta per farlo. Ma dopo più di un anno dallo scoppio della pandemia e dalle conseguenti chiusure, cosa ha lasciato la didattica a distanza?
Sicuramente tra gli aspetti positivi c'è stato quello di mettere il personale e soprattutto docente a conoscenza di alcune delle funzionalità che gli attuali sistemi di comunicazione ci offrono, ma ora la didattica a distanza non basta più. C'è bisogno di un ritorno all'istruzione tradizionale, di riportare al centro l'esperienza di un'università e il rapporto con i docenti e i compagni. La didattica a distanza rischia oggi di diventare un'emergenza nell'emergenza, quindi è molto importante riacquistare una quota di didattica in presenza sempre crescente per poter fare quello che chiediamo alla formazione.
In conclusione, la campagna "Futuro Aperto" vuole portare nelle università la Diagnostica del coronavirus con tecnologie agili e campagne sistematiche per fare prevenzione e contenere l'epidemia, coinvolgere il personale già presente nelle università per fare screening sulla componente studentesca e dei vaccini, monitorare chi si è sottoposto al vaccino e riacquistare una quota di didattica in presenza sempre crescente per poter fare quello che chiediamo alla formazione.
Il primo punto della campagna riguarda la Diagnostica: vogliono portare nelle università la Diagnostica del coronavirus con tecnologie agili e campagne sistematiche per fare prevenzione e contenere l'epidemia. Uno degli obiettivi più importanti è quello di coinvolgere il personale già presente nelle università, personale biomedico che possa essere in grado di fare screening sulla componente studentesca, ma non solo, e dei vaccini direttamente sul personale tecnico e sui docenti.
I vaccini sono un punto centrale del piano di "Futuro Aperto". Gli studenti propongono un vero e proprio monitoraggio di chi si è sottoposto al vaccino, un punto centrale che fino ad oggi non è mai stato guardato. È necessario che ci sia un monitoraggio dei vaccinati e che l'Università dia una forte spinta per farlo. Ma dopo più di un anno dallo scoppio della pandemia e dalle conseguenti chiusure, cosa ha lasciato la didattica a distanza?
Sicuramente tra gli aspetti positivi c'è stato quello di mettere il personale e soprattutto docente a conoscenza di alcune delle funzionalità che gli attuali sistemi di comunicazione ci offrono, ma ora la didattica a distanza non basta più. C'è bisogno di un ritorno all'istruzione tradizionale, di riportare al centro l'esperienza di un'università e il rapporto con i docenti e i compagni. La didattica a distanza rischia oggi di diventare un'emergenza nell'emergenza, quindi è molto importante riacquistare una quota di didattica in presenza sempre crescente per poter fare quello che chiediamo alla formazione.
In conclusione, la campagna "Futuro Aperto" vuole portare nelle università la Diagnostica del coronavirus con tecnologie agili e campagne sistematiche per fare prevenzione e contenere l'epidemia, coinvolgere il personale già presente nelle università per fare screening sulla componente studentesca e dei vaccini, monitorare chi si è sottoposto al vaccino e riacquistare una quota di didattica in presenza sempre crescente per poter fare quello che chiediamo alla formazione.