Comprendere come ridisegnare la scuola e il sistema formativo in Italia per garantire ai giovani un futuro sostenibile: questo è l'obiettivo dello studio realizzato da Gi Group Holding e Fondazione Gi Group.
Secondo i dati emersi dallo studio, in Europa ci sono oltre 15 milioni di giovani che restano fuori dal mercato del lavoro e dai percorsi di studio, i cosiddetti "NEET". In Italia, questi raggiungono i 3 milioni, una condizione insostenibile considerando che i giovani rappresentano non solo il futuro, ma anche il presente del paese.
Per comprendere meglio questa situazione, è stato necessario analizzare il collegamento tra scuola, sistema educativo e mercato del lavoro. Si è osservato che ci sono diversi problemi che contribuiscono a questa condizione, come il degiovanimento demografico, la criticità nella transizione scuola-lavoro, l'alto livello di lavoro nero e il mismatch tra competenze richieste dal mercato e competenze provenienti dai percorsi formativi. Inoltre, si è riscontrato un dualismo tra Insider (coloro che sono protetti nel mondo del lavoro) e Outsider (i giovani che faticano a stabilizzarsi), una bassa retribuzione e un forte divario di genere nel mercato del lavoro.
Tutti questi elementi si combinano e alimentano a vicenda, richiedendo soluzioni efficaci. Alcuni paesi europei, come Olanda, Germania e Svezia, hanno adottato politiche ottimali per ridurre lo scollamento tra scuola e lavoro. Ad esempio, in Olanda e Germania è stato implementato il sistema duale, che prevede una forte partecipazione delle aziende nel sistema scolastico, mentre in Svezia si è puntato su sistemi ad alta vocazione professionale.
È importante anche curare l'orientamento dei giovani, aiutandoli a conoscere meglio sé stessi, le proprie attitudini e le professioni che sono cambiate nel tempo. In questo modo, potranno costruire un percorso educativo e professionale che sia in armonia con il mondo del lavoro.
In Italia, la situazione è particolarmente critica, con un forte scollamento tra scuola e lavoro, un elevato tasso di NEET e una bassa stabilizzazione dei contratti a tempo indeterminato. È necessario prendere esempio dai paesi più virtuosi e lavorare per ridurre questa situazione, garantendo ai giovani un futuro sostenibile e promettente.
Di Francesca Monterisi
Secondo i dati emersi dallo studio, in Europa ci sono oltre 15 milioni di giovani che restano fuori dal mercato del lavoro e dai percorsi di studio, i cosiddetti "NEET". In Italia, questi raggiungono i 3 milioni, una condizione insostenibile considerando che i giovani rappresentano non solo il futuro, ma anche il presente del paese.
Per comprendere meglio questa situazione, è stato necessario analizzare il collegamento tra scuola, sistema educativo e mercato del lavoro. Si è osservato che ci sono diversi problemi che contribuiscono a questa condizione, come il degiovanimento demografico, la criticità nella transizione scuola-lavoro, l'alto livello di lavoro nero e il mismatch tra competenze richieste dal mercato e competenze provenienti dai percorsi formativi. Inoltre, si è riscontrato un dualismo tra Insider (coloro che sono protetti nel mondo del lavoro) e Outsider (i giovani che faticano a stabilizzarsi), una bassa retribuzione e un forte divario di genere nel mercato del lavoro.
Tutti questi elementi si combinano e alimentano a vicenda, richiedendo soluzioni efficaci. Alcuni paesi europei, come Olanda, Germania e Svezia, hanno adottato politiche ottimali per ridurre lo scollamento tra scuola e lavoro. Ad esempio, in Olanda e Germania è stato implementato il sistema duale, che prevede una forte partecipazione delle aziende nel sistema scolastico, mentre in Svezia si è puntato su sistemi ad alta vocazione professionale.
È importante anche curare l'orientamento dei giovani, aiutandoli a conoscere meglio sé stessi, le proprie attitudini e le professioni che sono cambiate nel tempo. In questo modo, potranno costruire un percorso educativo e professionale che sia in armonia con il mondo del lavoro.
In Italia, la situazione è particolarmente critica, con un forte scollamento tra scuola e lavoro, un elevato tasso di NEET e una bassa stabilizzazione dei contratti a tempo indeterminato. È necessario prendere esempio dai paesi più virtuosi e lavorare per ridurre questa situazione, garantendo ai giovani un futuro sostenibile e promettente.
Di Francesca Monterisi