Il valore dell’empatia

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Continua il nostro appuntamento con Mario Furlan che questa settimana ci insegna il valore dell’empatia!

Chi di noi non vorrebbe vivere meglio? Riuscire a gestire le situazioni più difficili, controllare le emozioni per affrontare ciò che la vita ci presenta. Oggi su Pop Economy, Mario Furlan ci darà dei consigli per riuscire proprio in questo. L'empatia è una qualità essenziale nei rapporti tra un individuo e l'altro, ed è giusto che sia così. Ma cos'è l'empatia? Empathos dentro le emozioni, dal greco antico, l'empatia è quella qualità che ci consente di capire come un altro si sente ed è diversa dalla simpatia. A volte si confonde empatia con simpatia, ma simpatico è chi ti fa sorridere, chi ti mette di buon umore, chi è divertente e chi è gradevole, piacevole. Empatico è chi invece cammina nei tuoi mocassini, come dicono gli indiani, si mette nei tuoi panni, riesce a provare quello che tu provi. Quindi, l'empatia è qualcosa di molto più profondo rispetto alla simpatia.

L'empatia serve perché se vogliamo capire l'altro, dobbiamo calarci nelle sue emozioni, non possiamo usare soltanto la mente, ma dobbiamo usare anche il cuore, dobbiamo usare anche la parte emotiva di noi stessi, perché l'uomo, lo sappiamo, è un animale emotivo, molto più che razionale. Tuttavia, attenzione: ci sono due tipi di empatia, una giusta e una sbagliata. L'empatia giusta consiste nell'empatizzare con la persona, l'empatia sbagliata consiste nell'empatizzare con il problema che quella persona ha.

Se tuo figlio ha problemi con lo studio, magari è svogliato a scuola, è giusto enfatizzare con lui, quindi dirgli "capisco che fai fatica a studiare, non hai tanta voglia, ma caro figlio mio, è importante che tu non venga bocciato, è importante che tu superi questo esame, quindi, pur capendo le tue difficoltà, ti esorto a studiare. Magari ti do anche dei consigli, puoi studiare così e così". Benissimo. Quello che invece non va bene è se ti metti a empatizzare con il problema di tuo figlio, cioè la sua scarsa voglia di studiare, e quindi cominci a dirgli "poverino, mi dispiace". No, non devi dirlo, perché se cominci a dire "poverino, non puoi studiare" e "poverino, non riesci a smettere di fumare", empatizzi con il problema e fai il male di quella persona, perché la stimoli, la incentivi, la invogli a crogiolarsi nel suo problema.

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