La minaccia del bullismo di strada

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Secondo un rapporto della Direzione Centrale della Polizia Criminale, nei primi dieci mesi del 2022 c'è stato un aumento del 14,3% dei minori denunciati e arrestati rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo ha portato sempre più spesso a parlare di "baby gang", un termine che trae origine dalla cronaca americana spesso abusato dai media perché d'impatto.

La criminologa e docente all'Istituto di Scienze Forensi di Milano, Ilary di Lernia, ha parlato del fenomeno in occasione del quinto convegno nazionale di psicologia giuridica organizzato dalla Fondazione Gulotta. Secondo lei, la definizione di "baby gang" viene quasi esclusivamente dalla letteratura americana e si tratta di un'organizzazione più o meno strutturata, con componenti che hanno solitamente dai 12 ai 20 anni. Tra le altre caratteristiche, vi è la presenza di una struttura gerarchica abbastanza rigida, la presenza di un leader e l'attaccamento a un territorio, ma un attaccamento inteso come assoggettamento del territorio e comportamenti delinquenziali.

Tuttavia, il termine "baby gang" è spesso abusato. Sarebbe più corretto parlare di "Street bulling" o "bullismo di strada", come dimostra una ricerca condotta per circa un anno sul territorio milanese da un team dell'Istituto di Scienze Forensi guidato da Ilary di Lernia. La ricerca ha evidenziato che esistono questi gruppi fluidi, quindi non strutturati e spesso non aventi un fine economico, che commettono degli atti devianti, ma non necessariamente delinquenziali. Questa differenza è importantissima perché il termine "baby gang" è stigmatizzante ed è un'etichetta che attira i più giovani, il che rappresenta un grande rischio.

Il termine "Street bulling" identifica comportamenti diversi che hanno però caratteristiche comuni come la simmetria nei rapporti tra vittima e bullo, le cui vittime sono solitamente persone che non fanno parte dello stesso gruppo sociale o dello stesso quartiere di provenienza. I ragazzi sono consapevoli di compiere degli atti che vanno a terrorizzare e impaurire le altre persone, e il mancato rispetto delle autorità.

La generazione Z percepisce la problematica del bullismo di strada e si sente sicura nella propria città. Tuttavia, la criminologa sottolinea che la situazione è differente tra nord e sud Italia, dove vi è la presenza di baby gang vero e proprio, spesso affiliate con la criminalità organizzata.

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