11 miliardi di bottiglie di plastica all’anno: sono questi i dati di Greenpeace che vedono l’Italia tra i primi consumatori al mondo. Ma siamo sicuri che la plastica sia davvero un mostro per l’ambiente?
La sostenibilità e l'economia circolare sono temi sempre più presenti nelle politiche degli ultimi anni. La salvaguardia dell'ambiente è diventata una delle priorità e riguarda tutti i settori, compreso quello dell'acqua. Secondo i dati di Greenpeace ogni anno in Italia vengono immesse sul mercato 11 miliardi di bottiglie di plastica, rendendoci i primi consumatori di acqua in bottiglia al mondo, assieme a Messico e Thailandia. Ma la plastica è davvero così dannosa per l'ambiente? Ne abbiamo parlato con Ettore Fortuna, vice presidente di Minor Acqua, l'associazione di Confindustria che riunisce le imprese che si occupano di imbottigliare l'acqua minerale.
Secondo Fortuna, la plastica è più sostenibile del vetro. "Abbiamo delle certificazioni, abbiamo fatto degli studi dai quali emerge che questa bottiglia di vetro è quattro volte meno sostenibile di un'analoga bottiglia da mezzo litro in plastica. Il vetro, come anche l'alluminio, sono materiali energivori che si producono a 1.400 gradi in altoforno, cioè macchine inerziali che non si fermano mai e bruciano anidride carbonica. Poi il vetro è pesante, viene trasportato vuoto e quindi c'è emissione di CO2 sulla strada. La plastica invece si parte da una piccola capsula che si chiama preforma, poi questa preforma va sulla linea, entra in una macchina che la riscalda e viene soffiata. Una volta che viene soffiata passa attraverso un'altra macchina che la stampa e le dà la forma della bottiglia. Si calcola che un camion con tre forme sostituisce 34 camion che trasportano bottiglie di vetro. Ora per fare questo ci sono corsi di valutazione e questi studi sono fatti sulla base dei più moderni criteri di misurabilità della sostenibilità, la valutazione di tutto il ciclo del prodotto fino alla fine per capire se è e quanto è sostenibile, non dell'ultimo pezzo finale".
Inoltre, l'acqua minerale in plastica è sinonimo di sicurezza alimentare. "Durante questa triste esperienza della pandemia, l'unica acqua che entrava negli ospedali Covid era l'acqua minerale in plastica perché è sicura. Prima di tutto è fatta con una plastica che si chiama Pet che è un polimero inerte, un plastico che non si scompone se non a temperature molto elevate non raggiungibili in natura, si parla di 160 gradi. Ma il criterio più importante è la sua sicurezza dal punto di vista alimentare."
Secondo Fortuna, la plastica è più sostenibile del vetro. "Abbiamo delle certificazioni, abbiamo fatto degli studi dai quali emerge che questa bottiglia di vetro è quattro volte meno sostenibile di un'analoga bottiglia da mezzo litro in plastica. Il vetro, come anche l'alluminio, sono materiali energivori che si producono a 1.400 gradi in altoforno, cioè macchine inerziali che non si fermano mai e bruciano anidride carbonica. Poi il vetro è pesante, viene trasportato vuoto e quindi c'è emissione di CO2 sulla strada. La plastica invece si parte da una piccola capsula che si chiama preforma, poi questa preforma va sulla linea, entra in una macchina che la riscalda e viene soffiata. Una volta che viene soffiata passa attraverso un'altra macchina che la stampa e le dà la forma della bottiglia. Si calcola che un camion con tre forme sostituisce 34 camion che trasportano bottiglie di vetro. Ora per fare questo ci sono corsi di valutazione e questi studi sono fatti sulla base dei più moderni criteri di misurabilità della sostenibilità, la valutazione di tutto il ciclo del prodotto fino alla fine per capire se è e quanto è sostenibile, non dell'ultimo pezzo finale".
Inoltre, l'acqua minerale in plastica è sinonimo di sicurezza alimentare. "Durante questa triste esperienza della pandemia, l'unica acqua che entrava negli ospedali Covid era l'acqua minerale in plastica perché è sicura. Prima di tutto è fatta con una plastica che si chiama Pet che è un polimero inerte, un plastico che non si scompone se non a temperature molto elevate non raggiungibili in natura, si parla di 160 gradi. Ma il criterio più importante è la sua sicurezza dal punto di vista alimentare."