La guerra in Sudan: la testimonianza di Emergency
La guerra in Sudan è una guerra tra due generali e i loro eserciti. Da una parte ci sono le forze armate sudanesi guidate da Abdel Fattah al-Burhan, dall'altra le Rapid Support Forces con a capo Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti. In mezzo, come sempre, ci sono i civili. Quella che vi raccontiamo oggi è la storia del centro pediatrico di Emergency a Mayo, un campo di 600.000 rifugiati nella periferia di Khartum.
Il dottor Michele Usuelli, medico neonatologo responsabile di quel centro, ha raccontato la situazione in cui si trovano i profughi in Sudan. "Io dirigevo un grosso centro di salute per la cura delle donne incinte e che offre il servizio di contraccezione gratuito a tutte le donne che lo chiedono, oltre che la cura dei bambini, in un grandissimo campo di rifugiati alla periferia di Khartum dove vivono 600.000 persone prima della guerra. Ma è un posto indegno dove vivere dal punto di vista igienico sanitario, manca l'acqua corrente, le case sono fatte di fango e paglia, spesso con i tetti fatti da teloni di plastica o di lamiera".
Il centro pediatrico di Emergency a Mayo era l'unico centro clinico sanitario all'interno del campo che la guerra ha tolto ai profughi. "Visitiamo le malattie per cui i bambini in Africa muoiono, quindi le polmoniti, le crisi d'asma, i bambini arrivano ustionati o con la gastroenterite. Queste sono un po' diciamo le malattie acute, poi ci prendiamo cura anche di tante condizioni croniche, seguiamo centinaia di bambini malnutriti che sono un po' dei Dead Children Walking, dei bambini morti che camminano, perché in loro qualunque malattia, anche un po' più leggera, può far precipitare la condizione proprio perché il corpo non ha strumenti per difendersi".
La situazione sanitaria è disperata, anche gli ospedali sono sotto attacco ed è difficile accedervi, anche per il personale sanitario. "In tutta la città e nel Paese gli ospedali non sono stati esenti dai bombardamenti. È molto pericoloso uscire di casa in generale, quindi andare a farsi curare in ospedale, così è come è molto pericoloso per i professionisti sanitari andare a lavorare. Quindi gli ospedali sono sempre più chiusi per i bombardamenti perché le persone non riescono ad andare a lavorare, mancano gli emoderivati, mancano le sacche di sangue e in una guerra il sangue è la medicina più salvavita che esista e poi non sta più entrando niente nel Paese, quindi anche le scorte di farmaci diminuiscono e ci sono tutte le condizioni per prefigurare una crisi umanitaria".
La guerra in Sudan è una guerra tra due generali e i loro eserciti. Da una parte ci sono le forze armate sudanesi guidate da Abdel Fattah al-Burhan, dall'altra le Rapid Support Forces con a capo Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti. In mezzo, come sempre, ci sono i civili. Quella che vi raccontiamo oggi è la storia del centro pediatrico di Emergency a Mayo, un campo di 600.000 rifugiati nella periferia di Khartum.
Il dottor Michele Usuelli, medico neonatologo responsabile di quel centro, ha raccontato la situazione in cui si trovano i profughi in Sudan. "Io dirigevo un grosso centro di salute per la cura delle donne incinte e che offre il servizio di contraccezione gratuito a tutte le donne che lo chiedono, oltre che la cura dei bambini, in un grandissimo campo di rifugiati alla periferia di Khartum dove vivono 600.000 persone prima della guerra. Ma è un posto indegno dove vivere dal punto di vista igienico sanitario, manca l'acqua corrente, le case sono fatte di fango e paglia, spesso con i tetti fatti da teloni di plastica o di lamiera".
Il centro pediatrico di Emergency a Mayo era l'unico centro clinico sanitario all'interno del campo che la guerra ha tolto ai profughi. "Visitiamo le malattie per cui i bambini in Africa muoiono, quindi le polmoniti, le crisi d'asma, i bambini arrivano ustionati o con la gastroenterite. Queste sono un po' diciamo le malattie acute, poi ci prendiamo cura anche di tante condizioni croniche, seguiamo centinaia di bambini malnutriti che sono un po' dei Dead Children Walking, dei bambini morti che camminano, perché in loro qualunque malattia, anche un po' più leggera, può far precipitare la condizione proprio perché il corpo non ha strumenti per difendersi".
La situazione sanitaria è disperata, anche gli ospedali sono sotto attacco ed è difficile accedervi, anche per il personale sanitario. "In tutta la città e nel Paese gli ospedali non sono stati esenti dai bombardamenti. È molto pericoloso uscire di casa in generale, quindi andare a farsi curare in ospedale, così è come è molto pericoloso per i professionisti sanitari andare a lavorare. Quindi gli ospedali sono sempre più chiusi per i bombardamenti perché le persone non riescono ad andare a lavorare, mancano gli emoderivati, mancano le sacche di sangue e in una guerra il sangue è la medicina più salvavita che esista e poi non sta più entrando niente nel Paese, quindi anche le scorte di farmaci diminuiscono e ci sono tutte le condizioni per prefigurare una crisi umanitaria".